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Sera d’estate, vista nella porpora
del sole che tramonta, nell’immobile
calma dell’anima che tutto desidera,
e nulla attinge sterile,
certo mi piaci, sia che veda un aureo
raggio di sole illuminar fra nuvole
montagne scure, sia che veda splendere
in ciel colori fulgidi.
Mi piaci, perché un senso di letizia
m’infondi, ed a goder mi spingi cupido…
pure… vuoto mi sento, e inerte ed arido,
al tuo calore torrido.
E nostalgico penso al verno, e al gelido
suo vento che ululava, ed alle nebbie
velanti il mondo, a quella neve candida,
a quelle notti orride!
Non tu, sera d’estate, alla mia anima
somigli, no. A me la luce ascondesi,
la pace m’allontana, amore ignorami,
e poesia disdegnami…
Vengan l’ombre e le nebbie, e dentro l’anima
posino, e ad essa d’indagare vietino,
e venga il vento urlante ed invisibile,
e mi porti fra i sibili,
e con le foglie che sbattute affannano,
su distese di neve diaccia e morbida!
Possa nel vento della morte gelida,
trovare refrigerio!…
quel vuoto, e quella fine che spaventano,
ma che sollievo al cuore illuso offrono,
che al deluso pensiero la vertigine
dell’infinito levano!
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